lunedì 13 maggio 2013

"Singe nu à l'ancienne"







Majuli é la piú grande isola fluviale al mondo. Con 27 villaggi, un intricato labirinto di strade di campagna e il Brahmaputra che la cinge, ti accompagna dentro se stessa come una carezza. L'aria é dolce di fiori tropicali e la gente é cordiale e rilassata. Migliaia di mucche, capre, galline, conigli e maiali vagano liberi per le strade, per i giardini e fin dentro casa.
La calma è la regola che gestisce ogni cosa a Majuli e io la seguo con devozione.
Mi crogiolo sul "divano" di vimini sotto il portico in bambù tra cuscini ricamati a mano, té nero e sigarette. I turisti che c'erano fin ieri se ne sono finalmente andati, capiamoci erano turisti come me, zaino in spalla e in giro senza paura, però sono comunque contento di essere finalmente un po' solo tra la natura.
Adoro quando le giornate scorrono lentissime e non ho niente da fare.
Al villaggio mi fermano, mi chiedono come sto, cosa vado cercando e mi offrono il chai.

Tre giorni fa ho comperato un lume a petrolio in vetro spesso e grezzo perché le candele non funzionano bene come i fiammiferi e in piú c'é troppo vento. Il lume invece funziona a meraviglia. Con 5 rupie di petrolio la fiamma sta accesa per 10 ore e la qualità della luce é strepitosa, gialla intensa e forte, come tre candele.
Sono arrivato al punto in cui l'acquisto di una lampada a olio diventa la grande occasione di svago della giornata e tutto gira attorno a essa.

Domani mattina sarò di nuovo in sella al bolide pronto per visitare il Nagaland.
Sono un po' preoccupato per il giro che devo fare... tra un villaggio e l'altro ci sono svariate decine di chilometri tra montagne remote e incontaminate e non so quanti posti per dormire troverò. Spero vivamente che la potente Karizma non mi lasci a piedi in mezzo al nulla.

Accendo l'ultima Flake prima di andare a dormire. Ho già pronta la "scopa" di paglia per ammazzare i soliti 4 o 5 ragni grandi come una mano e veloci come schegge. Appena metto piede in camera li vedo subito perché i loro occhi riflettono la luce come dei brillanti... mi osservano con timore... attendono con riverenza... provano aSTAKK! Morti!

Penso alle ultime tribù di cannibali del Nagaland.
Non mi dispiacerebbe una fine pittoresca, cucinato vivo da un cuoco del villaggio esperto in carne umana, se non fosse che sono certo che la ricetta sarebbe di sicuro un noioso riso bollito con una zuppa di lenticchie IPERpiccanti, della cipolla cruda e della carne rossa... in questo caso la mia.
Credo che sarei polemico fino all'ultimo consigliando allo chef come cuocermi al meglio e lui, come d'abitudine per un indiano, non accetterebbe il consiglio visto che la "scimmia nuda" per tradizione millenaria si cucina così. Maledetti cannibali nagalandiani che non capiscono niente di confits, di charcuterie e di crème fraîche.
Rudy





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